Fino ad ora, abbiamo parlato di quanto seguire un sogno sia fondamentale nella vita, di come uscire dalla routine e realizzarti davvero in una professione che te lo consente (e anzi, te lo richiede proprio).
Insomma, siamo arrivati al “E vissero felici e contenti”.
Oggi voglio parlarti di quello che succede poi, per tutti i giorni successivi a quelli in cui ce l’hai fatta e sei diventato un networker.
Se sei bravo nel tuo campo (e sono sicuro che lo sarai), farai carriera abbastanza velocemente, e ti ritroverai con una downline tutta tua.
(Ricorda sempre che non é importante quanto velocemente costruisci ma quanta stabilità crei, magari ne parleremo in un’altro post)
Bello, no?
Quello a cui si pensa troppo poco spesso è che, in realtà, un networker non è altro che un imprenditore con delle persone che fanno conto su di lui.
Persone che gli affidano i loro sogni, le loro speranze e, spesso, il mantenimento della loro famiglia.
Il tuo successo è legato al loro, e viceversa. Non puoi farci nulla a riguardo.
I problemi iniziano quando lavori per un’azienda poco seria.
Come sai se mi segui da più di due giorni, lavoro da anni nel campo del network marketing. Anche se è stato amore a prima vista con la professione, ho faticato un po’ all’inizio a trovare una compagnia che riflettesse i miei valori.
Ci sono aziende (di cui ovviamente non ti farò i nomi) che ti chiedono di fare grandi promesse ai tuoi collaboratori, pur sapendo che non potrai mantenerle.
Che ti chiedono di mandarli di fronte ai clienti senza nessuna argomentazione valida, senza una grande idea dietro ai prodotti che portano con grande fiducia su e giù per l’Italia nei loro bagagliai.
Tu non vuoi fare il venditore di fumo vero?
Mi sono ritrovato in una situazione simile, in passato, e quello che ho capito è che non volevo più passare le nottate in bianco a girarmi nel letto pensando alla brutta figura fatta da un mio collaboratore non per colpa sua, ma perché poter rispondere semplicemente “il mio prodotto è più buono” non ti aiuta a portare a casa la vendita.
Anzi, casomai ti fa sentire uno stupido di fronte alla faccia perplessa del cliente.
Me ne sono andato perché la professionalità e il rispetto, per me, sono cose a cui non si può fare a meno.
Avevo pensato di mollare per sempre, non te lo nego. Non volevo mandare al macello altri innocenti che si fidavano di me.
Per fortuna, poi, ho conosciuto Swych e l’ideale su cui si fonda: migliorare davvero la vita delle persone.
Finalmente avevo per le mani dei prodotti unici, che praticamente si spiegano da soli perché basta provarli una volta per capire che funzionano sul serio.
Ora sono l’unico in Italia ad essere arrivato alla carica di Silver V stars, e la mia downline è felice e contenta, proprio come nelle favole, anche dopo che le luci si spengono e il sipario si chiude.
E a te, piacerebbe avere una tua downline così?
Mattia B.
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