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Immagine del redattoreMattia Bizzotto

[SE NON FOSSI ABBASTANZA BRAVO?]

Non so tu, ma quando ero alle prime armi avevo spesso l’ansia di star producendo poco.


Mi spiego meglio.


Se ci pensi un attimo, fin dai tempi della scuola ti inculcano che devi fare tanto, e farlo anche velocemente.


“Bene” è un aspetto secondario, che non deve precludere la velocità di esecuzione di quello che stai facendo.


Se un bambino ci mette più cura nel disegno che sta colorando, magari mettendoci un po’ più degli altri ad ultimarlo, ecco che verrà subito etichettato come “quello lento”.


Crescendo e arrivando nel mondo del lavoro non è poi così tanto diverso.


Se sei dipendente di un’azienda, devi sbrigarti a produrre per aumentare i profitti (che fossero i tuoi, almeno), non importa se questo significa sacrificare il tuo tempo libero, rinunciare alla tua famiglia, vedere meno i tuoi figli ecc.


Ti sei mai fermato a pensare quanto tutto questo sia ingiusto?


A quanto, ormai, si preferisca più la quantità alla qualità?


E no, non sono luoghi comuni.


Non ti sto dicendo che non ci sono più le mezze stagioni.


Ti sto mettendo in guardia sulla tua vita: a vincere i premi per la produzione non ci guadagni poi così tanto.


In questo periodo sto leggendo un libro illuminante a proposito di questo.


Dice che questa smania di produrre, “la smodata compulsione al fare”, la chiama, è la tua nemica numero uno se hai delle ambizioni nella vita.


La verità è che non siamo delle macchine.


Ci sono dei momenti in cui siamo più in forze, più pronti a spaccare nel mondo, e dei momenti di down in cui il nostro corpo ci chiede tregua.


Ti dico un segreto: è assolutamente normale.


Ce li hanno tutti, e non sei affatto un perdente se non riesci a mantenere sempre gli stessi ritmi.


Non so se hai mai provato a spingere un tappo di sughero sott’acqua.


Più lo spingi in basso, più lui risalirà verso la superfice.


È la sua natura, non gli importa se qualcuno lo trascina sul fondo.


Lui spingerà verso l’alto e riguadagnerà la superficie.


Ecco, nella vita bisogna essere un po’ tappi di sughero.


Se qualcuno o qualcosa ti porta in basso, tu prendila come la rincorsa che ti servirà per risalire.


Il libro dice che se la vita ti tira molto giù, significa che tutta quella spinta corrisponderà a quanto arriverai in alto quando uscirai da questa fase.


Per quanto mi riguarda, posso dirti che è proprio vero.


Mi sono capitati dei momenti di bassa produttività, in questi anni di carriera.


Non parlo di quei giorni in cui non hai voglia di alzarti la mattina, ma proprio della sensazione di non essere in grado di raggiungere i risultati che volevo.


Le prime volte mi sono preoccupato.


Cosa starà succedendo? Forse è finita la magia e la realtà è che non sono abbastanza bravo?


Con gli anni ho capito che mi trovavo semplicemente in uno di quelli che il libro chiama “ciclo a bassa energia”.


Sai qual è il rimedio migliore?


Accettarlo, prendere atto che sta accadendo e prepararsi per quando saremo di nuovo in forma.


Questo non significa sbracarsi sul divano ogni volta che ti pare, mandando a quel paese il resto.


Significa sapere come e dove indirizzare le tue preziosissime energie.


Da quando ho capito che il mio valore come uomo e come professionista non si calcola in quanto produco, devo dirtelo: è tutta un’altra cosa.


Vuoi sapere come esco dai cicli a bassa energia? Sei curioso di conoscere il titolo del libro? Scrivimi, ti aspetto qui!


Mattia B.


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